Evoluzione della specie: l’orecchio di Neanderthal
L’orecchio mette in guardia davanti a un pericolo, ci permette l’orientamento nell’ambiente o di comunicare con il mondo esterno. L’udito è quindi uno dei sensi più complessi che abbiamo, è strettamente collegato ai processi cognitivi e sicuramente custodisce il segreto del progresso della specie umana.
Quando pensiamo all’uomo di Neanderthal, spesso lo immaginiamo come una versione più “scimmiesca” di noi, con scarse o nulle abilità di linguaggio…ma cosa ci dice la scienza a riguardo?
Per rispondere a questa domanda sono stati coinvolti diversi team di ricercatori che hanno analizzato le caratteristiche anatomiche di numerosi fossili di Homo Neanderthalensis. In particolare, gli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia hanno utilizzato per la loro analisi la tomografia micro-computerizzata ad alta risoluzione, scoprendo che all’interno dei crani repertati dei nostri “cugini di Neanderthal” erano presenti gli ossicini dell’orecchio medio (martello, incudine e staffa). Questi piccoli frammenti ossei, che ancora ci caratterizzano e sono presenti in tutti i mammiferi, svolgono una funzione uditiva primaria, trasmettendo le onde sonore dal timpano all’orecchio interno.
I risultati di questa scoperta sono stati paragonati alla corrispondente morfologia dell’Homo Sapiens, portando alla luce importanti differenze tra la catena degli ossicini delle due specie. (qui l’articolo pubblicato sulla rivista PNAS). Significa forse che la capacità di sentire i suoni era differente? E come può aver influito questo sulla capacità di comunicazione dell’uomo di Neanderthal?
Gli scienziati affermano che le tre componenti ossee, nonostante le diverse dimensioni, hanno la stessa funzionalità in entrambe le specie pertanto non è detto che l’udito dei Neandertaliani fosse differente.
Resta ancora da chiarire se il nostro lontano cugino sapesse utilizzare il linguaggio parlato. Sicuramente, da ricerche che risalgono al 2013, l’ominide era dotato di osso ioide, fondamentale per l’articolazione dei suoni ma questo non basta: devono essere fatti altri studi a riguardo.