Ipoacusia nei bambini: i segnali per riconoscerla
L’udito comincia a svilupparsi fin dalle prime settimane di gravidanza: la coclea (componente dell’orecchio interno che ricorda una chiocciola) si forma nella 6 settimana, l’orecchio medio si delinea nell’ottava settimana, il timpano nell’undicesima e già a partire dalla 20 settimana la coclea si collega alla corteccia cerebrale.
Inizia quindi il processo che porta il feto a riconoscere e memorizzare i primi suoni, percorso che si completa al 6 mese di gravidanza, con lo sviluppo neurosensoriale dell’udito: adesso il bambino sente la voce della mamma e reagisce ai vari suoni a cui è esposto. I rumori forti aumenteranno il battito cardiaco mentre la musica dolce e ritmica avrà un potere rilassante.
Una volta nato, il bebè affronterà nuove e impegnative tappe nello sviluppo dell’udito:
– 3-5 mesi: Il bambino si esercita nei pianti, gorgheggi, gridolini ma in maniera spontanea, non intenzionale;
– 6-8 mesi: inizia il periodo della “lallazione”. Il bambino comincia a riprodurre delle sillabe per comunicare e per il piacere di ascoltarsi. E’ il primo passo per lo sviluppo del linguaggio.
– 9-12 mesi: Il bambino comincia a collegare suoni ed oggetti. Inizierà a pronunciare le prime parole e a riconoscere il suo nome.
Dopo l’anno i bambini cominciano ad essere attirati da musica e canzoni, ballano e cominciano a capire domande o comandi semplici (saluta con la manina, chi è la mamma?).
Dai due anni si assiste ad una crescita esponenziale del linguaggio: le frasi sono articolate correttamente, il vocabolario si arricchisce e il bambino riesce a modificare intenzionalmente il tono della sua voce.
Le tappe che abbiamo indicato fanno capire quanto sia importante per la crescita di un bambino individuare il prima possibile un eventuale problema uditivo: una diagnosi tempestiva può infatti evitare o minimizzare eventuali problemi linguistici e cognitivi.
Al momento della nascita il neonato è sottoposto al suo primo test dell’udito, lo Screening Audiologico Neonatale, controllo che dal 2017 è obbligatorio e gratuito.
Questo esame permette di identificare tempestivamente eventuali deficit uditivi e consiste nell’inserire un sondino nella parte esterna dell’orecchio. Attraverso il test delle otoemissioni acustiche, è possibile verificare le risposte della coclea a piccole stimolazioni sonore. Tuttavia è anche possibile che eventuali ipoacusie si sviluppino solo mesi dopo questo controllo a causa di infezioni, predisposizione genetica o altri fattori ambientali . Diventa dunque fondamentale anche la fase di osservazione post- ospedaliera.
Ma quali segnali è necessario osservare per capire se il proprio figlio ha problemi di udito?
Un campanello di allarme è dato dall’assenza di reazione in caso di stimoli sonori forti (per esempio un campanello che suona o una porta che sbatte). Altri segnali da valutare sono la mancata pronuncia di suoni o la difficoltà di comprensione di semplici parole come “mamma”.
Naturalmente, a volte i bambini sono assorti in quello che fanno o semplicemente distratti: per evitare di incorrere in facili allarmismi, è opportuno verificare se l’assenza di reazioni a suoni o parole sia continua nel tempo.
L’ipoacusia potrebbe sorgere a qualunque età, per questo è necessario affiancare all’osservazione anche qualche piccolo accorgimento, in particolare durante l’infanzia:
– non inserire nulla nel canale uditivo ed evitare anche l’uso di cotton fioc
– monitorare attentamente raffreddori e otiti e ricorrere alla vaccinazione per quelle malattie che possono compromettere l’udito (parotite, rosolia, morbillo)
– non esporre il bambino a rumori forti